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"Acqua nostra": pagarla poco, averne tanta e pulita. Nasce un gruppo trasversale per la ripubblicizzazione

sabato 6 marzo 2010
di laura
"Acqua nostra": pagarla poco, averne tanta e pulita. Nasce un gruppo trasversale per la ripubblicizzazione

Un gruppo di lavoro trasversale, non specificamente politico ma costituito da associazioni e cittadini, per studiare e portare a concretezza il percorso di ripubblicizzazione della gestione del sistema idrico che era uno dei punti cardine del programma di Orvieto Libera e del Sindaco Toni Concina il quale, come si ricorda, è stato la "carta vincente" che OL ha presentato e proposto alla città. E' questa, in sintesi, la prima decisione emersa dalla riunione "Acqua nostra" convocata in data odierna: in pratica la riunione che OL e l'assessore Barberani avevano annunciato nei giorni scorsi, ma alla quale è stata volutamente tolta ogni connotazione politica e istituzionale, per far scaturire dall'appuntamento la volontà di associazioni e singoli cittadini di accompagnare e stimolare un percorso che, necessariamente, dovrà essere svolto dall'amministrazione comunale rapportandosi al più vasto ambito dell'ATI di cui Orvieto è parte.

Come stiano le cose sull'acqua, e come negli anni siano andate da quando la legge Galli (pdf) rivoluzionò il sistema idrico, l'ha detto molto bene, con un suo intervento, il biologo e naturalista Gianni Cardinali, non omettendo di far notare come l'intento del legislatore fosse quello di mettere ordine in un sistema di irrazionalità diffusa, istituendo i nuovi organismi dell'ATO (oggi Ati) che, generalmente attraverso un gestore pubblico-privato - nel nostro caso la Sii - "hanno iniziato con i censimenti di tutte le strutture di captazione, di conduttura, di fognatura, di depurazione". Occorre inoltre dire, per completezza di cronaca, che la Sii assorbì, all'epoca, il personale che transitò all'ente dai Comuni e, dei Comuni, i mutui, tanto che per alcuni enti il passaggio al nuovo regime si rivelò, almeno al momento, vantaggioso; e che se per alcuni territori, come ad esempio Orvieto, la tariffa d'ambito si risolse in un consistente aumento, per altri piccoli comuni, che avevano un sistema più inefficiente e che si affidavano già ad altri consorzi (ad esempio Porano che si affidava al consorzio del Viterbese) la nuova tariffa segnò invece una diminuzione.

Inefficienze e disguidi, tuttavia, nel nuovo sistema di gestione non sono mai mancate, a cominciare dalle megabollette errate che colpirono tanti utenti al momento del passaggio di gestione; come non sono mai mancate le polemiche sull'utilità o meno dei consigli di amministrazione di stampo politico; come non sono mai venuti meno i proverbiali deficit della Sii che spetta agli Ato, poi Ati - e quindi ai Comuni che li costituiscono - ripianare, deficit che già nel 2005 ammontava a 8 milioni e mezzo di euro; deficit che, se verranno confermate alcune ultime voci, ammonterebbe, a regime attule, a nuovi 23 milioni di euro da ripianare. Insomma, tutta una serie di delicate e difficili problematiche che, dell'opportunità di ripubblicizzazione del servizio idrico, hanno fatto parlare da anni e non solo in Italia (cito, giusto per curiosità, un mio articolo del luglio 2500 che già individuava vari problemi, che seguì al primo dibattito pubblico fatto a Orvieto su questi temi che io stessa avevo coordinato). Fino alla doppia emergenza idrica di questi ultimi tempi che, per il nostro territorio, rappresenta la punta dell'iceberg.

Intervenendo oggi in qualità di avvocato, Angelo Ranchino ha spiegato quanto tornare a una gestione pubblica sia complesso ma non impossibile. La mozione sul tema da lui depositata presso la Presidenza del Consiglio comunale come capogruppo di Orvieto Libera, in attesa di essere discussa dall'assise cittadina, si affianca a quella del consigliere del PdCI Carlo Tonelli, partendo dagli stessi presupposti ma approfondendo il percorso da seguire per tornare alla gestione pubblica. Percorso che peraltro il Comune di Orvieto non potrebbe fare da solo, ma che necessita dell'accordo della maggioranza dei Comuni presenti nell'Ati, che sono 35. In ogni caso la convenzione con la Sii, da poco rinnovata, impegna i Comuni per cinque anni, ma qualche spiraglio di uscita potrebbe venire - come ha riferito Monica Tommasi, presidente degli Amici della Terra - dalle nuove disposizioni in materia del Parlamento europeo, che dovrebbero sancire il principio di gara per l'affidamento del servizio idrico e la rescissione dei contratti ove questo non sia avvenuto. Ed è il nostro caso..

Al di là di quello che potrà essere il percorso di ripubblicizzazione, quanto appare urgente, nell'iimmediato, è comprendere e studiare le cause dell'alta concentrazione di alluminio nella nostra acqua: alta e soprattutto incostante, con parametri che oscillano in tempi brevissimi. In pratica i filtri apposti dalla Sii, il cui costo ammonterebbe a un milione di euro circa, non funzionano proprio a causa di questa variazione continua del Ph, che ora si sta cercando di stabilizzare anche tramite un trattamento chimico con HCL. Quel che preoccupa, in ogni caso, è che se pure si riuscirà a risolvere meccanicamente e chimicamente il problema in rete, cosa che si ritiene possa avvenire la prossima settimana, ad apparire compromesse nella loro qualità sono le riserve sorgive a monte che, come è noto, per la nostra zona insistono sull'Alfina. L'indicazione che emerge pressante è dunque quella di appurare le cause di questo sconvolgimento antropico, che ha trasformato in negativo riserve un tempo di ottima qualità.

Due le ipotesi che stanno avanzando. Il Cisa, Comitato interregionale per la salvaguardia dell'Alfina (nella foto d'apertura il suo presidente, Vittorio Fagioli), forte di alcuni studi geologici, propende per relazionare la causa alla sconsiderata attività estrattiva sull'Alfina; dal tavolo tecnico coordinato dalla Prefettura, invece, come ha riferito Giuliano Santelli sta avanzando l'ipotesi che a compromettere le riserve idriche possa essere l'enorme numero di perforazioni, non sempre fatte a norma, nelle zone limitrofe alle sorgenti: perforazioni riconducibili sia a privati che ad attività industriali. E' anche su tali perforazioni che bisognerà dunque indagare.

Avanzate anche alcune proposte rispetto all'azione da intraprendere con il gestore Sii. Oltre alla commissione d'inchiesta su eventuali responsabilità legate all'inadeguata gestione dell'emergenza e al mancato funzionamento dei filtri, già sollecitata dal consigliere Ranchino in sede di Commissione ambiente, è emersa l'idea di poter condurre una class action verso la Sii. Potrebbe configurarsi infine, nei modi e nei termini previsti dal capitolato di gestione, anche l'abbattimento del 20% delle bollette, quota di diminuzione prevista in regime di disservizi. Da evitare invece, come Ranchino ha spiegato, ogni tentazione di autoriduzione spontanea, che si collocherebbe fuori di ogni canone di legge.

Quello che è certo, ha sottolineato il Sindaco Concina nel chiudere con un saluto la riunione, è che in qualche modo bisogna mettere ordine: ordine sull'emergenza e sulle sue cause, ordine sulle capacità e sulle eventuali responsabilità del gestore dell'acqua, ordine sullo stato giuridico del sistema di gestione; l'obiettivo: "acqua nostra", pagarla poco, averne tanta e pulita.

E per concludere, concluderei con il capo primo della Legge Galli, L. 5 gennaio 1994, n. 36.: è ancora valida, ed è anche nello spirito del suo incipit che, presto e bene, bisogna fare qualcosa di sensato. Per noi stessi, e ancor più per le generazioni future.

Capo I - Princìpi generali
1. Tutela e uso delle risorse idriche
1. Tutte le acque superficiali e sotterranee, ancorché non estratte dal sottosuolo, sono pubbliche e costituiscono una risorsa che è salvaguardata ed utilizzata secondo criteri di solidarietà.
2. Qualsiasi uso delle acque è effettuato salvaguardando le aspettative ed i diritti delle generazioni future a fruire di un integro patrimonio ambientale.
3. Gli usi delle acque sono indirizzati al risparmio e al rinnovo delle risorse per non pregiudicare il patrimonio idrico, la vivibilità dell'ambiente, l'agricoltura, la fauna e la flora acquatiche, i processi geomorfologici e gli equilibri idrologici.
4. Le acque termali, minerali e per uso geotermico sono disciplinate da leggi speciali.