ambiente

Sabato a Benano assemblea popolare del Comitato interregionale per la salvaguardia dell’Alfina

giovedì 27 novembre 2008
Il comitato interregionale per la salvaguardia dell’Alfina attacca nuovamente quella che definisce: “la politica delle cave che ormai sta deturpando il nostro ambiente e che ormai da un po' di tempo sta diventando un vero e proprio attacco all’Altopiano dell’Alfina. Dopo l’avvenuta chiusura di pozzi di acqua potabile nell’area e senza aver ancora trovato una valida e condivisa soluzione al recupero delle cave esistenti costituite ormai da voragini profonde fino a 60 metri, si pensa a concedere ulteriori, inimmaginabili “ampliamenti” delle cave esistenti, cosa del tutto insostenibile per il territorio ambientale”. Per discutere la questione il Comitato convoca un'assemblea popolare per sabato 29 novembre 2008, alle ore ore 10,00 all'ex Scuola elementare di Benano. Le amministrazione umbre, il Comune di Castel Viscardo e la Provincia di Terni, hanno accolto la richiesta di una verifica del territorio per un possibile ampliamento della cava esistente, tutto questo, secondo il comitato, ignorando che precisi ed autorevoli studi idrogeologici dichiarano la netta incompatibilità tra l’attività estrattiva e la protezione della falda di acqua potabile. Il comitato dell'Alfina sottolinea che: “questi possibili lavori e ampliamenti rischiano di compromettere, rendendoli inutili, i costosi lavori per l’ampliamento delle reti di acquedotti per l’acqua potabile di cui c’è urgente bisogno in tutto il comprensorio nonché le sorti del Lago di Bolsena che già manifesta sofferenza a causa della ridotta piovosità degli ultimi anni”. Positiva invece, sempre secondo il comitato, la decisione dell'Assessore all’Ambiente della Regione Umbria, Lamberto Bottini, di convocare un tavolo di concertazione interregionale. Il Comitato conclude dichiaradno: “Non siamo contrari al fatto che l’attività di cava sia un’attività imprenditoriale a forte redditività, anche se lo stato ed i comuni coinvolti percepiscono percentuali irrisorie a fronte dei grandi disagi arrecati alle popolazioni locali e degli elevati costi pubblici per permettere tale attività, siamo contrari al fatto che l’economia distruttiva dei cavatori danneggi altre economie che invece s’inseriscono nel territorio preservandolo, valorizzandolo e creando occupazione non legata ai tempi di una concessione di scavo. E’ inutile cercare di ipotizzare compromessi fra la pesante e distruttiva attività estrattiva e la valorizzazione del paesaggio. Come sarà possibile conciliare l’occupazione delle decine di agriturismi dell’Alfina, dei ristoranti, dei bar, delle pensioni, delle case di soggiorno con il rumore, la polvere, il traffico pesante ed il paesaggio violato? Chi risarcirà i residenti della perdita di qualità della vita e del deprezzamento delle proprie case e dei propri poderi oggi apprezzati proprio per la gradevolezza e la serenità del comprensorio in cui si trovano? Trasformare l’Alfina da comprensorio di grande valore paesaggistico, di particolare rilevanza idrogeologica e di invidiabile connotazione storica ed archeologica in un’area di estrazione mineraria è una colpevole ed irresponsabile violenza che danneggia tutti a vantaggio di pochi”.