ambiente

Il TAR dell'Umbria accoglie il ricorso contro l'ampliamento della Cava del Botto

mercoledì 3 settembre 2008
Notizia “bomba” per gli ambientalisti orvietani e, in generale, per chi ha a cuore la salvaguardia del territorio. Con sentenza depositata il 29 agosto, il Tribunale Amministrativo Regionale per l' Umbria accoglie il ricorso presentato dal signor Fausto Giori contro l'ampliamento della cava “Mignattaro” in località La Spicca di Orvieto, la cosiddetta “Cava del Botto” di Canale. Il T.A.R dà inoltre torto al Comune di Orvieto e alla Società S.E.C.E., proprietaria della cava, che avevano chiesto l'inammissibilità del ricorso e l'eccezione di difetto di legittimazione. "Il cittadino ricorrente,- dichiara tra l'altro il T.A.R nella sentenza di accoglimento - oltre che tutelare indirettamente il proprio diritto alla salute e i propri diritti economici, intende direttamente difendere in questa sede anche il proprio interesse legittimo al rispetto dei valori paesaggistici ed ambientali della zona". Fausto Giori, rappresentato e difeso dall'avv. Paolo Momaroni di Perugia, aveva ricorso contro l'ampliamento in qualità di comproprietario del un complesso immobiliare “Casa Carpineta”, situato a breve distanza dalla zona di escavazione e ancor più vicino alla zona di lavorazione e frantumazione del materiale basaltico estratto dalla cava. A spingere il ricorrente sono state sia le intollerabili emissioni acustiche dovute alle mine usate per l'attività estrattiva e alla frantumazione delle pietre con un mulino frantoio, sia il legittimo interesse di cittadino alla verifica di legittimità degli atti di concessione dell'ampliamento, in aperto contrasto, a suo dire, non solo con la normativa di legge e di regolamento regionale in materia di attività di cave, ma anche con la disciplina del piano regionale delle attività estrattive; il tutto “trascurando la disciplina vincolistica della zona e arrecando grave pregiudizio alla quiete domestica e alla salute dello stesso ricorrente e degli altri abitanti della stessa zona”. Il TAR gli ha dato ragione in pieno e Comune di Orvieto e S.E.C.E. escono doppiamente sconfitti dalla vicenda, sia per il riconoscimento della legittimità del Giori a ricorrere, sia per l'accoglimento del ricorso in sé. Nell'accogliere le ragioni del ricorrente, il Tribunale mette tra l'altro in risalto le gravi lacune procedurali che hanno accompagnato la pratica in conferenza dei servizi, lacune che erano già state evidenziate, come il T.A.R stesso cita, dalle oservazioni presentate da varie associazioni, tra cui il Forum Ambientale Orvietano. L’eventuale riesame più approfondito del progetto di ampliamento, sottolinea ancora il TAR nella sua disamina, non potrà in ogni caso prescindere né dalla considerazione che la quantità del materiale da estrarre dovrebbe intendersi, come il Piano regionale delle attività estrattive prescrive, parametrata al fabbisogno ordinario regionale netto, né dalla considerazione che, qualora si volesse far riferimento al fabbisogno straordinario, le relative esigenze dovrebbero essere compiutamente illustrate e dimostrate, ovviamente anche sotto il profilo del “quantum”. Cosa che, a quanto pare, era invece contemplata in modo piuttosto generico.

Il testo integrale della sentenza