ambiente

In forse l'attività del centro faunistico di San Vito per il trasferimento delle risorse di gestione del territorio agli ATC

mercoledì 30 gennaio 2008
Nel Centro di San Vito potrebbe cessare la produzione di fauna selvatica allo stato naturale o seminaturale. Lo segnalano, in un’interrogazione, i Consiglieri provinciali Roberto Forbicioni (SD), Roberto Battistoni (PRC), Marsilio Marinelli (PS) e Danilo Buconi (Sin.Unitaria), sulla scorta delle modifiche apportate dal Consiglio regionale alla legge 14/94 che detta norme in materia di caccia, per cui alle Province dovrebbero rimanere solo le competenze amministrative di programmazione e controllo, mentre agli ATC, nell’arco di 2 anni, verranno trasferite le risorse per la gestione del territorio, pari al 50% delle somme trasferite alle Province dalla Regione. Da qui discende la possibilità, per gli ATC, di scegliere soluzioni diverse per l’approvvigionamento di fauna con cui ripopolare il territorio. Ritenendo adeguate le scelte operate finora dalla Provincia di Terni, peraltro condivise dal mondo venatorio, agricolo ed ambientalista, i consiglieri interroganti sostengono che “si deve fare tutto il possibile affinché si possa evitare di mandare dispersa un’esperienza così importante e positiva, insieme agli investimenti fatti recentemente sulle strutture che avrebbero portato all’autosufficienza, evitando di dover acquistare “polli-fagiani” e “conigli-lepri” da allevamenti privati che nulla hanno a che vedere con le specie autoctone”. Forbicioni, Battistoni, Marinelli e Buconi vogliono, quindi, conoscere le motivazioni che hanno spinto il Consiglio regionale ad apportare tali modifiche alla legge e la posizione espressa in merito dalla Provincia di Terni, oltre alle iniziative che si intendono intraprendere per salvaguardare questa positiva esperienza maturata negli anni, nonché il patrimonio di strutture ed esperienze realizzate.