ambiente

Il business che oscura il sole: un vasto cartello di associazioni ambientaliste si mobilita per il no all'eolico

martedì 19 dicembre 2006
di laura
Sembrerebbero non esistere problemi, sul fronte istituzionale orvietano, per scongiurare la produzione di energia eolica sul Monte Piatto, una delle zone di maggior pregio naturalistico del territorio del Parco del Peglia al confine tra Orvieto e San Venanzo, visto che il Comune di Orvieto, nei primi giorni di agosto, ha già respinto, tramite gli uffici deputati, il progetto per la realizzazione del parco eolico presentato dalla società Sorgenia Spa. Tuttavia un vasto cartello di associazioni ambientaliste si è attivato con un'ampia mobilitazione con un duplice scopo: stare all'erta rispetto a un progetto altamente impattante per questi luoghi sul quale, se l'amministrazione orvietana si è già pronunciata a sfavore con coraggio, quella sanvenanzese è orientata invece a favore e manca ancora, previsto comunque a giorni, il parere della Conferenza dei Servizi; e ridiscutere, in senso più ampio e generale, tutte le problematiche legate all'eolico e all'intera partita delle cosiddette energie alternative. Lo hanno ampiamente illustrato in conferenza stampa, questa mattina, alcuni rappresentanti del cartello ambientalista costituitosi, che comprende LIPU Umbria, Centro Studi Ornitologici Antonio Valli, Italia Nostra Orvieto, WWF Orvieto, Club Alpino Italiano (CAI), Comitato per la salvaguardia e valorizzazione delle valli del Montarale e Monte Peglia (COSMO), Comitato per la tutela e valorizzazione delle valli del Chiani e Migliari (COCHIAMI), Comitato di tutela del Monte Piatto: gli stessi soggetti che, in vista della Conferenza dei Servizi cui è demandato un parere collettivo sul progetto della Sorgenia Spa, ha fatto pervenire una serie di osservazioni preliminari al progetto di centrale eolica. Le osservazioni sono state indirizzate ai Comuni di Orvieto e San Venanzo, alla Provincia di Terni e alla Regione Umbria, alla Comunità Montana, alla Soprintendenza per i Beni e le attività ambientali e culturali e al relativo Ministero, all'ARPA Umbria, all'Istituto Nazionale Fauna Selvatica. Presenti in conferenza stampa, a nome di tutte le associazioni coinvolte, Vittorio Fagioli di COSMO, Giancarlo Imbastoni del Comitato di tutela del Monte Piatto, Filippo Belisario del Wwf, Daniele Iavicoli del Centro Studi Ornitologici Valli. Varie le ragioni per dire no alla centrale, che è prevista con quattro torri eoliche alte 135 metri e pesanti 300 tonnellate ognuna, con fondamenta in cemento armato per un totale di 3000 metri cubi: nuove e agghiaccianti “cattedrali” della nostra epoca – le ha definite Vittorio Fagioli – più alte della monumentale San Pietro, perfettamente visibili da Orvieto e poste in una posizione che impatterebbe irrimediabilmente con un habitat che, come ha documentato Daniele Iavicoli, è riportato ad alta valenza ambientale, per la bellezza del paesaggio, la ricchezza della biodiversità e il valore dei sentieri, in molte guide turistiche. Senza contare, come ha sottolineato Filippo Belisario del Wwf, che il sito ospita anche un centro di documentazione Cridea, realizzato con investimenti della Comunità Montana, che si occupa di educazione ambientale. Qualora la centrale fosse realizzata la ricaduta economica sul territorio sarebbe irrilevante, irrisorio il contributo che, in cambio dell'impatto, riceverebbero i Comuni di Orvieto e San Venanzo – 15 mila euro a fronte di un business che si attesterebbe, per la società realizzatrice, intorno a 1 milione di euro – irrilevante l'aumento occupazionale. In compenso – o meglio in “scompenso” - si avrebbe un radicale stravolgimento e deprezzamento del territorio, sia a causa dell'inquinamento visivo e acustico, sia per l'allontanamento o addirittura l'uccisione, da parte delle pale eoliche in funzione, delle specie volatili, tra cui rari e pregiati rapaci; chiare, infine, le letali conseguenze economiche per un territorio che, proprio grazie al suo habitat intatto, vive di turismo. La questione, come in conferenza stampa è stato spiegato, è tuttavia più generale: si tratta di sensibilizzare la Regione Umbria a fare dietro front sull'eolico, accettato dalla stessa nel Piano energetico regionale 2005 come possibile sviluppo di energia per l'Umbria, nonostante uno studio del 2001 di Mauro Magrini, insigne studioso del campo, avesse dimostrato che le praterie atte a sviluppare energia eolica in Umbria sono, nel territorio, una porzione infinitesimale (il 7%) e che in esse, che sono l'habitat per eccellenza dell'avifauna, quest'ultima è inevitabilmente compromessa dall'impatto degli impianti eolici. “Sarà una seconda Benano – ha dichiarato Vittorio Fagioli – e con una mobilitazione ancora più vasta, perché si tratta di provocare un'inversione di tendenza e cambiare una mentalità”. Potrebbe sembrare strano che chi negli anni settanta si è battuto per le energie alternative ora si pronunci contro l'eolico ma, come Fagioli ha onestamente riconosciuto, i problemi sono nati e nascono quando dalla fase enunciativa si passa a quella della concreta realizzazione. Su vasta scala queste energie si sono mostrate problematiche e impattanti, al meno per i nostri tipi di territorio: un conto infatti è impiantare torri e pale eoliche sulle desolate lande del Mare del Nord, un conto sulle colline dell'Umbria e della Toscana, o che producano biodiversità, o che producano vino. Da non sottovalutare infine, sempre a livello di ripensamento epocale e culturale, quale è la quantità dell'energia che i sistemi alternativi possono immettere in rete. Si tratterebbe solo di un 15% che, se colmato dall'eolico, non potrebbe più essere sfruttato per l'immissione di energia solare. Ci troveremmo così, nel Paese del sole, nel pieno paradosso di essere saturati dall'energia da vento, per di più altamente impattante, argomento molto ben trattato nel numero di luglio/agosto 2006 di Italia Nostra "Il business che oscura il sole", interamente dedicato all'eolico. In pratica, gli ambientalisti si dichiarano ora favorevoli ai sistemi di energia alternativa solo su piccola scala, in economia per così dire “domestica”; e, soprattutto, all'educazione al risparmio energetico e ad un mondo meno “energivoro”, dove non si sprechi energia per usi e questioni irrilevanti. Intanto, in vista di un ripensamento epocale e a vasto raggio, il cartello associativo costituitosi vigila sul Monte Piatto dove, anche se il “silenzio politico” è stato ritenuto, ad eccezione della posizione negativa del Sindaco di Orvieto ancora “troppo assordante”, comincia ad emergere anche la contrarietà della Comunità Montana Monte Peglia e Selva di Meana. Infatti, dopo aver chiesto il permesso ormai scaduto di installare un anemometro esplorativo sui territori demaniali gestiti dalla C.M., la Sorgenia Spa avrebbe non solo non rispettato l'impegno di fornire i risultati, ma presentato il progetto della centrale eolica ai Comuni interessati senza minimamente informare l'Ente montano. Le Immagini di questo articolo, tese ad illustrare i guasti prodotti dall'eolico, sono tratte per gentile concessione dal CD "Il vento della discordia" realizzato dal Club Alpino Italiano (CAI) e dal mensile "Italia Nostra" n. 419 del luglio/agosto 2006 "Il business che oscura il sole". La prima immagine è una simulazione di come diventerebbe, con le 4 torri eoliche, il Monte Piatto.