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Aviaria: più che responsabili gli uccelli acquatici sarebbero vittime secondarie. Lo spiega Gianni Cardinali

lunedì 27 febbraio 2006
Gianni Cardinali, il direttore dell'Oasi di Alviano gestita come è noto dal WWF, si sta documentando, professionalmente e scientificamente, sul problema aviaria; sta inoltre diffondendo le sue informazioni per contribuire a far luce su questo delicato argomento, che ha visto anche, nell'opinione pubblica, molta psicosi da disinformazione. Un primo rimando è a un'intervista fatta da un autorevole quotidiano nazionale al professor Adriano Mantovani (affezionato visitatore dell'Oasi di Alviano, veterinario impegnato nel campo della zooprofilassi ed esperto di fama internazionale), in cui il professore Mantovani, direttore del centro di collaborazione OMS-FAO per la sanità pubblica veterinaria e componente della Commissione grandi rischi per la Protezione Civile, tranquillizza rispetto all'emergenza aviaria che, a partire dai numeri, ritiene meno pericolosa del morbillo. Un altro spaccato diffuso da Cardinali riguarda la curiosa e strabiliante notizia che il Sindaco di Manduria (TA) ha prodotto un'ordinanza per abbattere tutti i cigni reali della sua zona. "Il Sig. Sindaco ha fatto di più - scrive Cardinali -ha chiesto al Ministro della Sanità Storace di fare abbattere tutti i cigni reali della Puglia. Speriamo che il Ministro non abbocchi e con lui altri Sindaci, tutti protesi a dimostrare che la stupidità è a destra e a sinistra e che il periodo delle 'streghe' e degli 'untori' è tutt'altro che terminato da tempo." Infine, il direttore dell'Oasi di Alviano ci trasmette un articolo pubblicato recentemente dall’Independent, in cui si avanza autorevolmente un’inquietante ipotesi: alla base dell’epidemia dell’influenza aviaria ci sarebbero proprio gli allevamenti intensivi di pollame. Ma vediamo come. Gli uccelli acquatici non sarebbero infatti portatori, ma piuttosto vittime secondarie da difendere. "La FAO è in possesso di studi dell’Università di Bangor (Galles) e Giessen (Germania) - afferma l'articolo dell'Independent - in cui si sottolinea come le morie causate dall’influenza fra gli uccelli acquatici sono avvenute in Cina, Romania e Croazia in corrispondenza di località dove si concentrano stagni di allevamento di pesci. In questi impianti si utilizza, come fertilizzante delle acque, la pollina, cioè il guano prodotto dagli allevamenti intensivi di polli. Anche la moria di oche selvatiche avvenuta nel maggio scorso nella Cina centrale, a cui si riconduce l’attuale diffusione del virus tra gli stormi migratori, è avvenuta in una località (Qinghai) dove proprio la FAO sovvenziona un grande progetto di itticoltura industriale integrata che prevede l’utilizzo degli escrementi dei polli per accrescere la produttività degli stagni di pesca. Il lago di Qinghai infatti, oltre ad essere un luogo dove si concentrano allevamenti di polli e di pesci, è famoso per la nidificazione di moltissimi uccelli acquatici, che di conseguenza hanno risentito per primi dell’ epidemia di influenza. L’equazione quindi è la seguente: gli allevamenti intensivi di polli, luoghi ideali per la diffusione di massa dell’influenza aviaria a causa del sovraffollamento di individui della stessa specie e della stessa età, producono tonnellate di escrementi infetti che vengono riversati negli stagni di pesca; gli uccelli selvatici, che vivono negli stessi ambienti, si infettano, ma sono le vittime secondarie e devono quindi essere difesi dai contagi provenienti dagli allevamenti, al contrario di quanto attualmente si sostiene. I recenti focolai in Nigeria hanno colpito infatti le zone con la maggiore densità di allevamenti industriali di polli; nel resto dell’Africa non si sono registrate morie di uccelli selvatici nelle aree in cui questi maggiormente si concentrano. E’ bene anche sottolineare che la Cina esporta in Europa e probabilmente in tutto il mondo ingenti quantità di pollina come fertilizzante, anche prettamente agricolo: chi ci assicura che non rappresenti un gigantesco serbatoio per il virus, che come sappiamo rimane vivo negli escrementi per molte settimane?" Per quanto mi riguarda - afferma Gianni Cardinali contro ogni sommaria superstizione - continuo ad amare la natura e gli uccelli vivi in particolare. Se dovessi toccarli o toccare loro cose (mi capita spesso) starò più attento a lavarmi le mani." E allega un simpatico riscontro, come la cinciarella attratta e fotografata con la dolce e gustosa esca di un panettone.

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