ambiente

Il WWF su Orvieto Ecocity

lunedì 30 maggio 2005
Il punto di vista e le proposte del WWF di Orvieto riguardo al progetto “Orvieto – Ecocity: iniziative per un territorio sostenibile”

Innanzi tutto ringraziamo l’Amministrazione Comunale per l’invito e per il contatto preliminare che ci ha consentito di studiare “Orvieto Ecocity, iniziative per un territorio sostenibile”. Speriamo che questa apertura verso la partecipazione possa continuare e migliorarsi in modo che la gente, anche non organizzata, abbia la possibilità e la voglia di esprimersi per dare un contributo costruttivo a questa comunità.
Abbiamo letto con la dovuta attenzione il progetto, su cui nutriamo un insieme circostanziato di perplessità che andiamo ad elencare.
Per cominciare riteniamo che, nonostante i passi avanti, l’impostazione generale risenta comunque di un approccio ancora troppo top down, di una sorta di partecipazione “frenata” (che è sempre meglio della non partecipazione) ben compendiata dalla frase di pag. 21: “Sostegno alla campagna sarà richiesto al mondo dell’associazionismo cittadino, associazioni di categoria...” Si tratta ancora della logica del manovratore che decide, e richiede il consenso su quanto deciso. Assai meglio sarebbe stato un’impostazione partecipativa dall’origine, con coinvolgimento mirato dei possibili “portatori d’interesse” nella definizione degli ambiti d’intervento e nell’elaborazione stessa del progetto.
Quando poi si vogliono presentare iniziative che hanno a che fare con il concreto, non sarebbe male evitare di riproporre eccessi di spiegazioni tecniche o tecnologiche che si possono ricavare da fonti attendibili, oggi molto diffuse. Proprio per questo motivo, gran parte della proposizione è riempita da argomentazioni che soltanto chi ha diffusa dimestichezza è in grado di interpretare.
L’adesione del Comune alle varie alleanze o associazioni (dal clima all’idrogeno) non garantisce di per sé nulla se non si individuano iniziative concrete che abbiano a che fare con lo sviluppo sostenibile. Per questo, un po’ tutto l’assunto, se si dovesse usare un termine analogo a “politichese”, è scritto in “ambientalistichese”, cioè un linguaggio povero di contenuti ma infarcito di vocaboli che si riferiscono ad un lessico molto in voga, di tendenza, e impregnato di quella strana filosofia da cui siamo oggi troppo posseduti, che potremmo definire del “far vedere che si fa”. Con questa filosofia non si va molto lontano e le schede, molto dettagliate, la traducono bene.
All’apparenza tutto fila liscio e tutti i settori sono interessati, dai rifiuti alle energie alternative. Balza però all’occhio la totale disattenzione nei confronti della conservazione della natura, a conferma di anni ed anni di latitanza comunale nella politica dei parchi, nonostante Orvieto, con circa il 15% di territorio protetto grazie al Parco del Tevere e ai boschi dell’Elmo-Melonta, abbia una percentuale addirittura superiore alla media nazionale.
Purtroppo, non è difficile constatare che la gran parte dei 51.000 euro, somma di tutti gli interventi, appare rivolta alla mera elaborazione di studi di fattibilità, ricerche o strategie varie e sembra disponibile per professionisti di settore o per strutture che si avvalgono di professionisti. Siamo troppo abituati a vedere il denaro pubblico “speso” e non “investito” e ci dispiace constatare una pervicace disparità tra le intenzioni e i fatti concreti.
In sostanza, non ci fidiamo e preferiamo immaginare un investimento concreto che possa anche essere volano di educazione visibile, così come una proposta altrettanto concreta che, questa si, farebbe di Orvieto una città degna di essere al centro dell’attenzione, almeno nel nostro Paese, ancora così arretrato.
La proposta alternativa che sottoponiamo all’attenzione di questa Amministrazione e delle realtà associative che, con noi, sono state coinvolte, consiste nell’installare, sul tetto piatto della nuova scuola elementare dello Scalo, un impianto fotovoltaico credibile, corrispondente ad una potenza installata di almeno 3 KW, quelli che servono ad una famiglia normale, con comando che consenta ai pannelli di seguire la migliore angolazione della radiazione solare (è calcolato che, con questa modalità, la resa giornaliera aumenta di circa il 30%).
Poiché la tecnologia è matura ed ha un costo installato per KW di circa 6000 euro, per un totale di circa 15 metri quadri di pannelli fotovoltaici, significa che con 18.000 euro si costruisce un impianto vero, con un contributo vero di produzione di energia alternativa e pulitissima, che si può immettere nella rete ENEL con risparmi anche economici.
Probabilmente, la scuola, in un anno, consumerà più energia di quanta non ne produca, ma nulla vieta di immaginare, in futuro, un intero tetto fotovoltaico.
Perché la scuola elementare dello Scalo? Perché ha un tetto piatto e perché è ben visibile dalla fortezza dell’Albornoz, frequentatissima da Orvietani e turisti. Un adeguato pannello illustrativo, magari con un economico cannocchiale puntato sul tetto, costituirebbe una curiosità educativa: tutti coloro che si avvicinassero al posto conoscerebbero l’impianto e verrebbero informati sulla bontà del fotovoltaico.
Con una parte dei soldi che rimangono, un’altra porzione del tetto potrebbe essere utilizzata per produrre acqua calda da solare. E’ ovvio che in inverno non si raggiungeranno temperature elevate, ma un’acqua a trenta gradi, immessa nel circuito dei termosifoni, è ben diversa da quella raffreddata durante la notte. Non ci sarà un grande risparmio, ma con il tempo la spesa verrà recuperata e si darà, anche in questo caso, un piccolo contributo al protocollo di Kyoto.
L’ultima porzione di denaro, infine, può esser destinata allo studio di fattibilità ed alla promozione di un’azione che potremmo definire “imprenditoria diffusa per l’energia da fotovoltaico”. Le condizioni per questa azione sono: un diffuso risparmio di denaro senza possibilità di rendimento remunerativo ed un’ampia superficie di tetti piatti sui capannoni artigianali di Ciconia e della zona industriale di Bardano.
Il Comune si dovrebbe fare promotore di una iniziativa volta a stimolare i proprietari dei tetti a rendersi disponibili in vario modo, da studiare, perché chiunque di noi possa installarvi una superficie fotovoltaica diventando, quindi, un produttore di energia elettrica da immettere nella rete dell’ENEL.
E’ chiaro, in prima battuta, che la proposta sarebbe totalmente disattesa a causa dei costi eccessivi di installazione. Se però vi fosse un incentivo, sotto forma di prestito agevolato come quello per le prime abitazioni, con interessi bassi e pagabile in dieci anni, si potrebbe verificare che un privato, o gruppi di privati, decidano di investire qualche migliaio di euro in una iniziativa di fatto imprenditoriale, sicuramente remunerativa anche se non speculativa, con la ricchezza dell’orgoglio per avere attivato un processo importante per il futuro di tutti sul pianeta Terra. Può sembrare retorica ma, se non riusciamo a smuovere sentimenti e ragione insieme, potremmo fare tanti convegni e quanti studi ci pare.
In questo senso e per questa ipotesi preliminare di iniziativa un protagonista primario potrebbe essere la Fondazione Cassa di Risparmio, già dimostratasi sensibile a questi temi con il finanziamento dell’impianto fotovoltaico del grande capanno-aula nella nostra Oasi di Alviano.
In conclusione, con l’adozione ed il perfezionamento dell’insieme delle proposte alternative esposte poc’anzi si riuscirebbero a coprire, in maniera efficace, fattiva e visibilmente educativa, molti dei temi di riferimento del progetto Orvieto – Ecocity, ottenendo risultati assai più tangibili in tempi relativamente brevi e configurandosi, nel contempo, come Comune realmente all’avanguardia lungo il percorso verso la sostenibilità.
Siamo ovviamente disponibili a collaborare con quanti fossero interessati a declinare le proposte in termini operativi.

Il Responsabile della Sezione WWF di Orvieto Dott. Filippo Belisario

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